Cinque anni fa circa ho cominciato a sognare un posto. Inizialmente aveva la forma di un’area aperta, dove costruire “La Città delle Famiglie”. L’idea era un luogo che di “psico” avesse solo le declinazioni positive, ovvero dove psicologia, psicoterapia, psicoeducazione, psicoetcetc., fossero termini da usare per correttezza professionale e condivisione di obiettivi, ma senza altri intenti, tantomeno quello di spaventare, cosa che invece temo ancora oggi accada.

Dall’area aperta sono poi approdato al più contenuto, forse anche più confortevole, spazio di uno studio e così ho cominciato – soprattutto con l’aiuto di chi ha sempre seguito e sostenuto la mia attività – a cercare questo luogo, che se forse non fosse stato proprio una Città, avrebbe potuto rappresentare almeno una seconda casa. Avendo io abitato per anni anche le case altrui, attraverso interventi domiciliari di vario tipo ma soprattutto a sostegno dell’infanzia, ho sentito il desiderio di costruirne una aperta a tutti.

Mancava solo una nota di colore, magari musicale, a tutto ciò. Una piccola ninna-nanna, forse, pensando ai bambini. E allora è stata presa in prestito una storiella sonora nata per altri fini che, tra le sue immagini, recita: Facciamo un cavallino, lo disegniamo blu, un pezzo lo faccio io ma poi lo finisci tu.

Eccola! La metafora che avrebbe guidato il mio lavoro… meglio ancora, il lavoro con le famiglie.